La Stampa Torino: Boom di protesi ortopediche per i giovani

Negli ultimi quindici anni sono aumentati del 226%, 80 mila interventi chirurgici per ottenere miglioramenti della qualità della vita. Ma in un quinto dei casi possono causare dolori persistenti o instabilità.

02/04/2016
NOEMI PENNA

Pazienti sempre più giovani e protesi ancora più tecnologiche. In Italia si sta registrando un vero boom di impianti: secondo i dati della Siot (Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia), negli ultimi quindici anni sono aumentati del 226%. 80 mila interventi chirurgici per impiantare protesi da cui si possono ottenere evidenti miglioramenti della qualità della vita, ma che tuttavia nel 20% dei casi possono causare dolori persistenti o instabilità. Per limitare gli effetti collaterali, condividere esperienze e mettere a punto nuovi protocolli ortopedici, si è riunito al Campus Einaudi un convegno organizzato dal Centro Medico di Riabilitazione Funzionale e Sviluppo Motorio Fisio&Lab.

TECNOLOGIE SPAZIALI

«Oggi vi sono protesi personalizzate – spiega Daniele Comba, specialista dell’ospedale Koelliker di Torino – in titanio o polietilene ad alto peso molecolare, materiali utilizzati in aeronautica o nello spazio. Anche il design si è evoluto per riprodurre il più possibile l’anatomia umana ed agevolare il movimento. E’ aumentata la durata, che arriva a 25-30 anni, e si può dire che un intervento di protesi al ginocchio o alla spalla può durare tutta la vita». Non solo: «Nella maggior parte dei casi è possibile continuare a praticare molti sport, come la bicicletta, il nuoto, le escursioni in montagna, a volte anche sci e tennis». Questo tipo di interventi rappresenta per il Piemonte una importante fonte di «mobilità attiva», dato il numero elevato di impianti protesici che vengono eseguiti negli ospedali della regione su pazienti che provengono da tutta Italia. Ma visto l’aumento degli interventi, diventa urgente trovare soluzioni ai problemi collaterali.

CREARE UNA RETE INTEGRATA

«Un insuccesso è spesso legato alla risposta individuale del paziente e non alla tecnica chirurgica – afferma Roberto Peretti, terapista del Centro Fisio&Lab – e per prevenirlo diventa fondamentale attivare percorsi integrati tra chirurgia e riabilitazione e seguire l’intero percorso di guarigione del paziente». «Le protesi di ginocchio – dice Elvio Novarese, direttore dell’Ortopedia degli ospedali di Chieri e Moncalieri – sono aumentate progressivamente fino a superare numericamente le protesi d’anca e, negli anni, si è visto un aumento esponenziale anche di quelle di spalla. Creare instabilità nell’eseguire protesi di spalla e ginocchio è molto più facile che nell’anca per la conformazione dell’articolazione e ciò porta a maggiori rischi di fallimento precoce della protesi stessa. E’ per questo che si confrontano, in questo convegno, esperti che eseguono più di cento protesi l’anno nei Centri in cui lavorano e che affrontano spesso situazioni cliniche difficili da correggere».